Nell’ultimo articolo abbiamo parlato dei 5 tipi di amministratori che dovresti evitare come la peste, citando tra questi l’amministratore interno, solitamente visto come quello che “conosce già i problemi del condominio”, “è già qui, lo troviamo sempre”, “non ci tratta come numeri” e altre considerazioni del genere.
In questo articolo, voglio approfondire l’argomento e illustrarti nel dettaglio tre motivazioni per cui non dovresti affidare l’incarico di amministratore di condominio ad un interno. Vediamole nel dettaglio.
- “…è uno di noi, conosce già i problemi del condominio”
Il fatto di conoscere già i problemi del condominio non vuol dire assolutamente avere la lucidità o l’esperienza per risolverli.
L’amministratore interno sarà inevitabilmente influenzato dalla sua percezione dei problemi e anche dalle “amicizie” all’interno del palazzo. È quello che a livelli più grossi si chiama “conflitto d’interessi”.
Pensiamo ad un comune caso di conflitto da condomini per un parcheggio, un rumore molesto, della musica troppo alta o un cane che abbaia.
Per quanto il più possibile onesto, imparziale ed equidistante, l’amministratore si troverà a dover prendere posizione e magari a muovere delle azioni contro quelli che sono i suoi stessi vicini di casa.
E un amministratore interno è per forza di cose influenzata dalle proprie simpatie e, perché no, antipatie all’interno del condominio.
Inoltre, c’è da dire che i problemi di un condominio sono problemi che hanno un po’ tutti i condomini. Il valore aggiunto di un amministratore esterno è quello di aver già affrontato in passato questi problemi e di avere, dunque, l’esperienza necessaria per risolverli nella maniera migliore.
I “problemi” del condominio non sono l’unica cosa di cui ci si dovrebbe preoccupare.
Tutto ciò, infatti, vale nel caso dei “piccoli” problemi che affliggono ogni condominio. Ma quando si parla di finanziamenti, assicurazioni, investimenti, messe a norma, opportunità fiscali e legislative, viene fuori il secondo maggiore problema dell’amministratore interno: la mancanza di competenze.
Tenere i conti e pagare le bollette, non basta più. L’amministratore deve saper cogliere le opportunità e valorizzare nel tempo le risorse del condominio.
- “…è già qui, lo troviamo sempre”
La domanda che dovresti farti è: “Che te ne fai ad averlo sempre lì?”
Questa motivazione, infatti, presuppone l’importanza di averlo a disposizione nel caso di urgenze. Ma è veramente così?
Se si tratta di una sciocchezza, verrà ingigantita. Se si tratta di un’emergenza, non sarà l’amministratore di condominio a risolverla ma il manutentore/operaio/vigile del fuoco/fornitore. E anche ammettendo che si occupi lui di contattare i fornitori, non sarà comunque in grado di dare informazioni tecniche o specializzate e farà soltanto perdere altro tempo ai tecnici.
Se hai ancora dubbi in merito, ti consiglio di approfondire qui il fraintendimento della reperibilità.
- …cari condomini, non dobbiamo essere dei numeri…”
È una frase che allude al desiderio (peraltro molto italiano) di una gestione intima e personale delle faccende condominiali.
Ci sembra sempre che conoscere qualcuno all’interno sia il modo più veloce di risolvere le questioni.
Ha a che fare col clientelismo imperante nel nostro “paesino” italico? Forse.
C’è mancanza di professionalità in questo atteggiamento? Sicuramente.
Ci rassicura il fatto che l’amministratore ci conosca personalmente perché ci dà la sensazione che prenderà a cuore le nostre esigenze. Tuttavia, l’amministratore non è un amico e questa percezione non ha alcun fondamento.
L’amministratore è una figura che paghi e dovrebbe interessarti che sia un professionista che valga i soldi che gli dai e non che sia un “amico” che faccia del favoritismo.